22 settembre 2010

Close Encounters of the Fashion Kind

Li hai sempre visti sui giornali patinati, sui cartelloni pubblicitari, negli spot, loro, con quelle pelli perfette, lineamenti dolci, chiome fluenti, addominali scolpiti.
E poi ti ritrovi un giorno in metropolitana ed iniziano a spuntare come funghi. Non li puoi guardare troppo perchè daresti nell'occhio, quindi ti limiti a non incrociare il loro sguardo quanto basta, e ti accorgi che non sei il solo. Tutto il vagone è un susseguirsi di sguardi che vagano, per fermarsi di tanto in tanto su quella povera ragazza spaesata, con l'ipod nelle orecchie, che sa benissimo che in quello sfortunato scorcio di imperfetta umanità milanese, è l'attrazione del momento, e probabilmente non le dispiace affatto. Poco più in là un ragazzo magro e alto, abbronzato, si passa la mano nei fluenti capelli e sembra uscito dalla pubblicità di uno shampoo.
Capita poi il confronto tra la sfortunata fashionista milanese e uno di codesti esemplari. Le modelle non hanno orecchini, braccialetti, collane, spesso nemmeno trucco, se non sono in giro per lavoro hanno camicioni, scarpe sporche, capelli raccolti come capita ed enormi borse...eppure, sono sempre le più fighe, non importa quale sforzo tu abbia fatto quel giorno per renderti presentabile o quale accessorio supertrendy tu possa aver comprato.
E anche se non sei una fashionista hai il permesso di essere un po' triste quando di fianco a te si siede lei, non avrà più di 18 anni, all star strappate e mappa di Milano a portata di mano, apre la borsa e tira fuori il passaporto, lo sfoglia, è americana, e su ogni pagina c'è un timbro diverso.

11 settembre 2010

In a New York minute everything can change

È il secondo giorno di scuola della terza liceo, è stata una mattina come tante, abbiamo una nuova prof di lettere abbastanza terrorista che non ce la farà passar liscia dopo il cazzeggio della seconda e infatti, conoscendo la situazione, ci fa una brava dose di minacce preventive. Così tornata a casa al pomeriggio inizio a leggere il nuovo libro di letteratura, nel silenzio di casa mia, dopo pranzo... Si sente il campanello della porta suonare, mia mamma apre, è la zia che abita al piano di sopra che è corsa giù ad avvisarci:"New York!le torri gemelle! Un aereo gli è andato contro!". Confusi accendiamo la tv e veniamo investiti dalle parole concitate dei cronisti, dalle meravigliose immagini dello skyline più famoso del mondo che però è
diventato d'un tratto inquietante. Si parla di incidente, dirottatori pazzi, terrorismo ma sinceramente al momento non me ne frega niente, nella mia immaturità di quindicenne sono più arrabbiata per l'affronto al simbolo di una città che tanto amo piuttosto del significato che ci sta dietro, dopotutto quanti piani saranno stati
coinvolti? 2?3?4? quando spegneranno l'incendio in qualche modo salveranno le persone rimaste bloccate sopra.....Passano i minuti, ci ricordiamo che mio cugino lavorava al wtc ogni tanto, ma la zia americana è irraggiungibile, il telefono non suona
nemmeno. Occhi incollati alla tv, zapping tra i canali che mostrano tutti le stesse immagini....vediamo in diretta lo schianto del secondo aereo. Le immagini ormai si rincorrono senza avere un senso, arrivano notizie confuse dalla Virginia, Washington...iniziano le congetture: perchè? chi? e poi?
Crolla la prima torre. Scoppio a piangere e mi chiudo in camera mia.